Informazioni generali - Il volo - Le migrazioni
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Il volo delle farfalle è possibile grazie alla contrazione dei potenti muscoli del torace. Il battere e il levare delle ali sono provocati dal movimento di diversi fasci muscolari indiretti, sia verticali sia longitudinali. I verticali, inseriti con un capo sui tergiti e con l’altro sugli sterniti (vedi: ‘Il torace’, p. 30), quando si contraggono provocano la depressione della cassa toracica e quindi l’innalzamento delle ali, che fanno perno su alcuni processi dei pleuriti. L’azione dei longitudinali, invece, riporta il torace nelle condizioni di riposo, consentendo alle ali di abbassarsi. I muscoli diretti, che cioè prendono attacco direttamente alla base delle ali, agiscono su di esse permettendone i movimenti in avanti, indietro e di torsione. È infatti stato chiarito che durante il volo le ali dei lepidotteri non si muovono solo dall’alto in basso e viceversa, ma disegnano una traiettoria più complessa, a forma di otto. Come in tutti gli insetti, la contrazione dei muscoli è strettamente dipendente dalla temperatura. Per questo le farfalle, che sono organismi ectotermi (cioè a sangue freddo), hanno evoluto particolari comportamenti di termoregolazione, per mezzo dei quali assorbono più velocemente il calore della radiazione solare. Così, con un po’ di fortuna, passeggiando in campagna, si può assistere all’assembramento di molti individui in siti di crogiolamento ben esposti al sole: le farfalle, con le ali semiaperte o distese, letteralmente ‘fanno il pieno’ di calore prima di prendere il volo. Altre volte avviene un vero e proprio riscaldamento ‘dei motori’ da fermo: la farfalla fa vibrare velocemente le ali, mandando in temperatura i fasci muscolari. Per quanto riguarda la velocità raggiungibile durante il volo, essa dipende sia dalla forma delle ali sia dalla potenza della muscolatura. Il record è detenuto dagli sfingidi che possono raggiungere i 50 km orari.
L’elevata capacità di volo dei lepidotteri ben si esprime durante i fenomeni di migrazione, che gli etologi definiscono come un movimento attivo e di massa, orientato, ciclico, che comporta un cambiamento temporaneo dell’habitat della specie migrante. Sono molti gli animali, appartenenti ai più disparati gruppi zoologici, che mostrano uno spiccato comportamento migratorio: pesci, uccelli, mammiferi… e anche insetti. I grandi spostamenti delle locuste sono noti e temuti da millenni, riportati addirittura nei testi sacri di antiche civiltà. Meno note, ma non meno spettacolari, sono le migrazioni di molti lepidotteri, sia diurni sia notturni. Le famiglie ove questo fenomeno è più comune sono, tra i ropaloceri, le pieridi, le danaidi, le ninfalidi, le licenidi e le esperidi e, tra gli eteroceri, le sfingidi e i nottuidi. Una ninfalide migratrice, cosmopolita e comune anche alle nostre latitudini, è la Vanessa cardui - vanessa del cardo. Questa vistosa specie sverna in Africa. In primavera, migliaia di esemplari partono alla conquista dell’Europa, viaggiando solitari o in piccoli gruppi a pochi metri dal suolo e dal mare. Esistono delle direttrici privilegiate lungo le quali le vanesse volano: la Penisola Iberica – spesso sotto costa –, la Penisola Italiana e quella Balcanica, in modo da ridurre al minimo i tratti di mare da percorrere. Gli esemplari che provengono da più lontano, una volta raggiunte le aree più calde del Bacino mediterraneo, si riproducono e poi muoiono, cosicché saranno i loro discendenti a completare il viaggio verso nord. Durante le annate favorevoli, nella Pianura Padana, dal Vercellese fino al Veneto, si costituisce un unico fronte di avanzamento: viè un continuo passaggio di farfalle (10-20 l’ora), a sorvolare case, strade, giardini, aiuole... Arrivate a destinazione, le vanesse del cardo si riproducono, spesso dando Ma il più famoso lepidottero migratore è Danaus plexippus, detto anche farfalla monarca, che abita l’America centro-settentrionale. Durante l’estate questa specie vive e si riproduce in Nord America dove, secondo le condizioni climatiche, dà luogo Accanto alle specie grandi volatrici, esistono anche farfalle che si potrebbero definire… più sedentarie. Infatti, nelle femmine di alcune specie si assiste alla riduzione della superficie alare (brachitterismo) o alla completa atrofìa delle ali (atterismo), condizioni che non permettono più di prendere il volo. I maschi possiedono invece ali normali che usano per ricercare attivamente le femmine tra la vegetazione e accoppiarsi con loro.
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