Informazioni generali - Il ginandromorfismo
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In natura, a volte, capita di osservare farfalle che presentano contemporaneamente caratteristiche morfologiche maschili e femminili. Sono individui ginandromorfi (da gyne = femmina, e aner = maschio), facilmente riconoscibili se i due sessi sono dimorfici, come nelle licenidi. In questo caso, infatti, i maschi hanno ali dalla colorazione metallica azzurra o rossa, mentre le femmine possiedono ali di color marrone o bruno-rossastro. Se il corpo dell’individuo è simmetricamente suddiviso in due metà, una recante l’aspetto di maschio e l’altra di femmina, il ginandromorfo è detto bilaterale.
Se invece le caratteristiche morfologiche proprie dei due sessi compaiono, alternandosi, in punti diversi del corpo, il ginandromorfo è definito a mosaico. Nei lepidotteri un ginandromorfo possiede, in seguito a errori casuali nella gametogenosi o nelle divisioni cellulari durante lo sviluppo embrionale, alcune cellule con cromosomi sessuali XX ZZ e altre con cromosomi sessuali ZW o ZO che determinano, rispettivamente, caratteri sessuali secondari maschili o femminili. Recentemente è stato dimostrato che alcuni casi di ginandromorfismo negli insetti sono legati alla presenza di batteri endosimbionti del genere Wolbachia. Questi microrganismi sono dei veri e propri manipolatori della riproduzione negli artropodi, ad esempio inducendo la partenogenesi o causando la morte precoce degli embrioni di sesso maschile. In particolare, nei lepidotteri Ostrinia scapulalis (Pyralidae) ed Eurema hecabe (Pieridae) esemplari ginandromorfi possono essere generati sperimentalmente attraverso il trasferimento di Wolbachia in uova non infette o dopo trattamenti antibiotici che abbassino la densità batterica in femmine già infette. Al momento non è noto come la presenza del batterio Wolbachia possa interferire col normale sviluppo degli embrioni, anche se molti indizi suggeriscono il coinvolgimento di marcatori epigenetici – come nel caso della cicalina Zyginidia pullula. |