Violenza plurima ... Lavoratrice, Persona con disabilità, Donna

Violenza plurima a lavoratrice in prova, a persona con disabilità per epilessia ed a persona di genere femminile.

Violenza plurima a lavoratrice in prova, a persona con disabilità per epilessia ed a persona di genere femminile.

Elena, picchiata come lavoratrice in prova che richiede il mancato pagamento dello stipendio maturato, picchiata e "licenziata" (non assunta a termine del periodo di prova) a causa di assenze (5 giorni) dovute alla sua patologia invalidante, l'epilessia, picchiata e vilipesa quale donna con gravi offese sessiste e razziste.

L'evento denunciato dalla stessa Elena (riportato, tra gli altri, da InformareUnHLe IENEfanpage.itOpen online) è gravissimo, una gravità segnata nel suo volto tumefatto dalla violenza del datore di lavoro, uomo della New Home Solution Srl a Milano.

AICE ha immediatamente offerto ad Elena di sostenerla nel percorso giudiziario attivato con sua puntuale e precisa denuncia di tale gravissimo atto: contro una lavoratrice, una persona con disabilità, una donna.

Un episodio che ci impone di riflettere in modo articolato, su più fronti.

La gravità del fatto, incisa sul volto, ma ancor di più nella dignità di Elena, è sia per il suo essere donna e persona con disabilità esprime quella plurima discriminazione da sempre denunciata dal mondo delle associazioni delle persone con disabilità.

Gravità, permanente, sottostimata e da combattere su tutti i tre fronti in cui s'è manifestata.

  1. Sudditanza e ricatto per quanti sottoposti a periodo di prova per accedere al lavoro
  2. Strumentalità nel voler assumere persone con disabilità ma che questa non debba/possa incidere sulla persona stessa e sul lavoro
  3. Pretesa di assoluto irrispettoso e violento dominio su una donna.

Certo, ponendo in quest'ultimo punto la massima gravità, decuplicata dall'essere donna e con disabilità, non dobbiamo perdere la devastante portata del secondo punto, come pure del primo.

L'epilessia, in una delle tante forme in cui questa patologia si manifesta, è la condizione di disabilità vissuta da Elena, riconosciuta al 100% e che le da la possibilità di essere iscritta alle liste per l'avvio al collocamento mirato al lavoro prevista dalla legge n. 68/99.

Le aziende sono tenute da questa legge e superato un numero di dipendenti, ad assumere quota percentuale di lavoratori con disabilità. La violenza del secondo punto, come i segni sul volto di Elena, è inferta ed evidente nell'altissimo numero delle persone con disabilità che permangono disoccupati pur iscritti nelle liste di collocamento ed a fronte di gravissima inadempienza (circa 150.000 posti di lavoro) delle aziende, quelle pubbliche come le private, ad assumerli.

Se molte aziende sono impegnate nell'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, molte altre vogliono, assieme alle agevolazioni previste dalla Legge, solo persone con disabilità che non incidano sulla normalità ciclo lavorativo senza impegnarsi a trovare, come previsto dalla Legge giusto accomodamento. Devastante è la condizione soprattutti per quanti con disabilità del neurosviluppo. La disabilità di Elena, non appare, lei si presenta con invidiabili competenze... ottima occasione che... al minimo panifestarsi della disabilità cancella la disponibilità/dovere inclusivo.

Ad Elena è stata riconosciuta una percentuali d'invalidità che, grazie anche alle sue competenze, l'ha resa "utile" agli occhi dell'azienda. Molti altri suoi coetanei con epilessia la situazione è ancor meno rosea. Privi di tutela normativa perchè la loro forma e manifestazione di epilessia pur prevedendo gravi limitazioni non prevede il minimo riconoscimento della disabilità per poter accedere alle "normali" agevolazioni previste per altre disabilità. Con una crisi con perdita di contatto con l'ambiente perdi la patente e spesso il lavoro ma con la stessa crisi non ti permette di accesso alle misure inclusive.

AICE sul punto 2 si sta adoperando in Parlamento (vedi DdL 122, 410, 898 e PdL 763 e 1634) per conseguire la revisione dei criteri di riconoscimento della disabilità connessa alle diverse condizioni in cui versano le personne con epilessia e promuovere misure antidiscriminatorie sia per quanti i medicinali controllino le crisi sia per quanti le manifestino nonostante l'adeguata assunzione dei medicinali prescritti. Se adeguatamente certificata, da medico competente per le epilessie, una mansione dovrebbe, se negata, essere parimenti supportata da certificazione motivata di altro neurologo o neuropsichiatra infantile.

Il punto 3 è delicato per tutti e necessiterebbe un'equilibrata tutela tra l'azienda ed il lavoratore in prova. In specie se con disabilità riconosciuta. Le motivazioni della mancata assunzione dovrebbero essere formalizzate in modo puntuale. Molte aziende a fine periodo di prova non certo si comportano come accaduto ad Elena. Terminano la prova con un laconico "Le sapremo dire". Nulla di motivato su cui riflettere od opporsi. Purtroppo, molte persone con epilessia a cui, non come per Elena, non è riconosciuto il grado di disabilità, negano le crisi o la stessa assunzione di terapie perchè il solo comunicarle ora porta ad essere discriminati, due volte per chi ha crisi per cui non è riconosciuto alcun grado di disabilità.

La violenza di genere si coniuga nel caso di Elena con quella sulle persone con disabilità e su quella sul lavoro. Un altro caso che fa emergere quanto sia estremamente diffusa quella violenza segnata nel volto di Elena e nella condizione delle persone e famiglie con disabilità.

Per e con Elena AICE è impegnata a denunciare la violenza di genere, per e con Elena AICE è impegnata a combattere la discriminazione delle persone con disabilità, per e con Elena AICE è impegnata perchè l'Italia sia Repubblica fondata sul Lavoro!

 

 

 

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